venerdì 16 settembre 2016

L'uomo in estinzione (almeno sulla mia via!)

Uomo.
"Uò-mo. Individuo di sesso maschile della specie umana."
Troppo generico?
"Essere cosciente (ma quando?) e responsabile (ma cosa???) dei propri atti (tra l'altro: ma quale atti?)" [...] "...grande sviluppo del cervello (ma chi? L'uomo? Maddaiiii) e del neurocranio..." [...] "Individuo indeterminato, di sesso maschile (Indeterminato? Massì! Grassetto, corsivo e sottolineatura, dato che cominciamo a ragionare)".

L'uomo non esiste. 
Quel bel giovincello con il quale state uscendo, o con il quale sperate (vanamente) di costruire qualcosa che sia solido -non tantissimo, eh!-  almeno più di quanto potrebbe esserlo un castello di carte napoletane, di quelli che vanno giù anche quando sei immobile e non respiri, non si può classificare uomo. Certo, il vostro giovincello non lo conosco. Ma me lo immagino molto bene, perché oramai sono creati con lo stampo dell'anima. Il pacco poi (l'involucro, per intenderci) lo chiudono ben benino, e lo colorano quanto più possibile, per evitare che tu possa intravederne il contenuto. Tanta pochezza, appunto. 
Non esistendo "l'uomo", posso solo utilizzare il termine scientifico "maschio". 
Ritengo che esistono due tipi di maschio che chiameremo maschio Beta Uno e maschio Beta Due.

Il maschio Beta Uno è un esemplare di maschio tutt'altro che raro. Si tratta di un individuo la cui bellezza potrebbe raggiungere addirittura una posizione medio - alta e la cui cultura rientra pienamente nel livello medio. Il maschio Beta Uno si differenzia dal maschio Beta Due per via delle sue convinzioni. Lui è bello, le donne lo desiderano, e sono disposte a tutto pur di averlo: anche strapparsi i capelli dalla testa o contenderselo azzuffandosi con la grazia di due lottatrici di sumo (questo nei pensieri perversi del suddetto maschio Beta Uno. Perché se mai dovesse accadere una cosa del genere 'in suo onore', non c'è grazia nelle audaci giovincelle. Cfr: vrenzola). 

Fantasia erotica (ad occhi aperti) del maschio Beta Uno: Lottatrice di Sumo


Ma c'è di più! Lui non è solo "bello e impossibile" come disgraziatamente la cara Gianna gli ha permesso di pensare, Lui è anche intelligente! Lui sa tutto, neanche fosse un narratore onnisciente; è esperto di tutto, e più di questo: ha sempre ragione; ti dirà che con lui si può ragionare, ma a conti fatti, lui ha ragione, non c'è verso; sennò gengnegnegne! E sbatte i piedi a terra. E le porte e portiere in faccia. E sparisce. Bravo, con te si che si può davvero ragionare! Io con me, tu con te. No dai scusa. Siamo seri. Tu non ragioni neanche con te stesso. 
E come se non bastasse "bello, impossibile, intelligente" Beta Uno si vanta di essere un altruista nella coppia,  ma ti renderai presto conto che per coppia lui intende "Me + myself" e quando è più audace  si concede una threesome con il suo "I". Vabbé.

Esemplare di Beta Uno in un tête-à-tête con il suo 'Myself'
Bello, impossibile, intelligente e altruista, il maschio Beta Uno, non può affatto definirsi sicuro di sé. Questo sarebbe un pregio, tutto sommato. Beta uno è Pieno di sé. E non c'è spazio per te nella sua vita.

E poi c'è il maschio Beta Due. Beta Due è l'esatto opposto di Beta Uno. Beta Due non poteva che avere "Due" per cognome. Lui sarà sempre secondo, non ha fiducia in se stesso. 

Esemplare di Beta Due sconfitto da un eccentrico Beta Uno. Le immagini sono state oscurate su richiesta del timido Beta Due.
Si crede un cesso. Molto spesso lo è. Ma ci sono tanti cessi tra i Beta Uno (Qui siamo persone aperte, non facciamo di tutta l'erba un fascio e prendiamo in considerazione le eccezioni. I cessi appartenenti alla categoria di Beta Uno rappresentano le eccezioni al livello medio - alto per quanto riguarda i canoni estetici), eppure ci sanno così tanto fare che alla fine ti convincono e si convincono. E zac! Salto nel Beta Uno - i pieni di sé.

Beta Due durante la trasformazione in Beta Uno.

Ad ogni modo, torniamo a noi (guarda questi Beta Uno! Fanno di tutto per stare al centro dell'attenzione! Si inseriscono in discorsi che non gli competono. Del resto, come riempire descrizioni di Beta Due, se come un deficiente svergognato continua a nascondersi per la timidezza?). Beta Due può essere un "cuoppo", e potrà difficilmente essere un Adone, ma ha i suoi perché. Ecco care giovincelle: non chiedetevi perché, non vi applicate vi prego! Non c'è proprio niente dietro! Né provate a chiedergli "perché", tanto le sue risposte sono le solite due: "non lo so" se vi va bene e "Credo tutto sia partito quando blablabla..." duepalletantenonmiimportasmettiladiraccontarmilatuaautobiografia! Se vi va peggio.
Bene. Ricordatevi che nessuno vi paga per fare le crocerossine, e che no: loro non saranno più felici e meno complessi, tristi, insicuri grazie a voi. E se li aiuterete nella loro crescita umana -lo sapete no, come vanno queste cose- ne trarrà benefici la fortunata che vi rimpiazzerà. Quindi basta beneficenza.

E poi c'è Lui: il maschio Alpha. Alpha è in estinzione. Per la verità credo sia rimasto qualche esemplare. Ma non createvi illusioni: è fidanzato, gay, o frate cappuccino.
Il maschio Alpha non ha cognomi numerati. E' Lui solo, non primo, non secondo: unico in classifica. A metà tra l'ebete Beta Uno e l'ansiolitico Beta Due.
Alpha solitamente ha un aspetto piacente, un'adeguata cultura, e una spiccata curiosità, il che lo rende agli occhi delle femmine di homo sapiens sapiens interessante.

Esemplare di maschio Alpha.

Alpha è il maschio che non ti usa. Ti parla adoperando le parole giuste,nel modo giusto, esattamente a metà tra il troppo e il troppo poco. Alpha però sa anche ascoltare con sincero interesse. 
Alpha, più noto con il termine 'Uomo', è stato descritto da Eugenio Finardi nell'omonima canzone. E' colui che vi ipnotizza con la voce, che vi fa sentire intelligenti, belle, porche ed eleganti. Dolce e duro nell'amore, un po' fragile ma molto intenso. E' colui che sa come prendere ma poi anche come dare. E' colui col quale scopare, parlare e mangiare. E poi di nuovo far l'amore. Alpha vi lascia l'odore addosso. 
Molti penseranno che io sia una femminista impazzita e che consideri Alpha come uno zerbino e quindi così  siamo tutte felici e contente. No. Alpha non è uno zerbino. Non ho mai visto una donna limonare appassionatamente con un tappeto. 

Uomo-zerbino. Triste, solitario e addolorato. Perché nessuno lo vuole.

Alpha è l'equilibrio. Alpha è quello che non si fa i conti "se mi dai tanto allora ti do tanto". Alpha è spontaneo, ma non un irresponsabile. Alpha è l'uomo che ti viene a prendere sotto casa, e ti ci riaccompagna pure. E colui che ti prende per mano, in modo naturale. E' quello che ti sorprende portandoti sotto casa una graffa fritta quando ti fai sfuggire che ne hai una voglia matta proprio in quel  momento (tipo in questo esatto momento, per esempio). Lui non ti accontenta perché deve, ma lo fa perché vuole vederti sorridere. E allora "chissenefrega se devo farmi un'ora di macchina, io alla sagra del caciocavallo impiccato ce la porto!". Alpha è quello che ti dedica le canzoni, ma non per forza platealmente, pubblicamente. Ad esempio, in modo del tutto privato ti fa ascoltare una canzone, magari 'Tu non sei normale' di Sal Da Vinci per dirti che quando l'ascolta pensa a te. Alpha non vuole starti addosso, vuole i suoi spazi, il calcetto, il panino con gli amici. Altrimenti sai che palle? Eppure Alpha anche in quei momenti, per un millesimo di secondo ti pensa. E pensa che il giorno dopo ti porterà a mangiare quel panino che a lui piace tanto. Così, perché vuole coinvolgerti nel suo mondo. All'inizio di una relazione Alpha è colui che ti abbraccia a letto; non gliene importa nulla di stare comodo. Si lascia andare a piccoli slanci d'affetto. Piccole attenzioni. Dettagli di cui Beta Uno e Beta Due non sono minimamente consapevoli.

 Aaaaawwww. Alpha premuroso!

Inoltre Alpha, diventa molto  -ma davvero molto- Alpha ai tuoi occhi se riuscisse a cucinare per te, anche dovesse trattarsi di una stupida fetta di carne con insalata. Alpha è quell'Uomo che se fa le cose, non te le fa pesare, né te le rinfaccia; che per una donna non c'è niente di peggio che regalarle un sorriso e poi toglierlo così, tanto per il gusto di "avere ragione". Alpha non ti ridicolizza o colpevolizza malignamente per la tua normalissima aracnofobia e simili; non lascia inascoltate le tue paure e le tu richieste: viva o morta quella bestia la allontana chilometri da te. Questo maschio, che a questo punto sarebbe più corretto chiamare direttamente uomo, ti bacia e poi ti porta a ballare, fosse anche nell'angolo più orrendo della sua camera.
Per quel che mi riguarda, sulla mia strada non ho mai incontrato un Alpha. L'unico vero Alpha che ho reputato degno di essere considerato tale, era mio nonno. Uno di quelli che tutte le mattine svegliava sua moglie portandole il caffè a letto, condito col sorriso.

Maschio Alpha e consorte.







lunedì 22 agosto 2016

venerdì 22 luglio 2016

Prendere o lasciare




Dopo tutta la passione 
che ci è rimasta addosso
come faccio a sopportare ogni domani
domattina e come faccio adesso

dopo tutte le carezze
che son rimaste sole
come faccio a sopportare un’altra mano
altri occhi, un altro odore

dopo tutta la poesia
che mi porta lontano
ma come faccio a sopportare un’altra donna al posto tuo
ancora mi fa strano

dopo tutti quei silenzi
esasperati e stanchi
come faccio a non
cercare in ogni storia un po’ di te ed ecco che mi manchi

dopo tutte le promesse
di rimanere amici
oggi so cosa fa male piu’ di tutto
più di te, le cose che non dici

dopo tutte le pazzie
oggi mi sento solo
ma come posso allontanare l’illusione
che noi due riprenderemo il volo

e adesso parlo io
vorrei portarti al mare
per dirti tutte quelle cose
che non ho saputo mai
dividere e capire

un anno se ne va’ancora qui ad urlare
ma come ho fatto a non capire
che oramai non si puo’ piu’prendere o lasciare
se prendere o lasciare


E adesso dovresti parlare tu, dovresti volermi portare al mare per dirmi tutte quelle cose che non hai saputo mai dividere e capire.

giovedì 7 aprile 2016

Aprile, Roma, Venditti. Dai, Wolf, torna a casa!





Se dovessi rinascere, probabilmente sceglierei di rinascere me, io, così come sono, a Napoli, la mia amata città; e rifarei tutto quello che ho fatto, forse anche di più, visto che in questa vita non è mai abbastanza.

Ma se dovessi rinascere, mi piacerebbe anche rinascere nel 1970, sì certo, a Napoli, ma forse anche a Roma, o Berlino, o in un qualunque centro cittadino, grande o piccolo che sia, poco importa, della Germania. E mi sarebbe piaciuto chiamarmi Sara o Cinzia, magari non Lilly, Alfredo o Piero. Avrei ugualmente frequentato il liceo classico, lo sento nel cuore; ma forse non sarei andata all'università, e se ci fossi andata avrei scelto medicina. Negli anni '80 e '90 mi sarebbe piaciuto andare ai grandi concerti negli stadi con la fascetta sulla fronte talmente stretta che non avrebbe fatto fluire il sangue al cervello; avrei cantato, urlato le canzoni, le sue canzoni e non solo, in compagnia degli amici di sempre, o insieme al mio storico e complice fidanzato, tra la pelle d'oca, e lacrime e brividi d'emozione.

Oppure mi sarebbe piaciuto chiamarmi Lena, essere sensibile e ribelle, fuggire di casa per grandi cause, vivere straordinarie avventure che oggi avrei raccontato ai miei oramai grandi figli, nati da un tormentato amore finito, ma che in realtà non finisce mai.

E niente, stamattina mi sono svegliata qualcun'altro.

06/04/2016

08:40



Roma ti da, ma si prende anche tutto. Ho sempre amato Aprile. Ad Aprile cominci a non vestirti più a strati. Cominci a desiderare di nuovo di uscire fuori, vivere le giornate, le strade, cominci a desiderare anche di più le persone. Sì, le persone. Ma soprattutto per me Aprile è la brezza che entra nella mia stanza alle sette di sera, quando ascolto la musica, una particolare musica; ed è il sole che tramonta più tardi e colora il cielo di uno straordinario arancio violaceo. Aprile è limpido. Aprile è anche il mio onomastico. Il 28. Il 28 di questo mese, negli ultimi anni, è sempre stato un giorno perfetto, più del mio compleanno, l'11 Maggio. Per questo amo Aprile. Ad aprile compravo molti dischi, gli anni passati. E' un'abitudine che per forza di cose, sto un po' perdendo. Anche se resta dentro di me. 

Ma torniamo a Roma, l'eterna che ti da, e tutto ti toglie. Non sono stata molto spesso a Roma. Una volta con la scuola, sicuramente. Ricordo di aver chiesto ad un passante, beccato per caso -o deliberatamente- giovane e carino, in via dei Fori Imperiali, di registrare con la sua voce -il suo dialetto- nel mio vecchissimo alcatel una frase in romano da poter conservare nel tempo. Poi ci sono ritornata per vedere la mostra di Frida Kahlo. Era il 15 Aprile del 2014. Sì, lo ricordo. Fu una giornata bellissima, ma che poi ho odiato. Il giorno in cui avevo scoperto di tenerci davvero al ragazzo che stavo frequentando, che telefonandomi, mentre ero a prendere un caffè alla "Casa del cinema" a villa Borghese, mi era sembrato diverso. Solo un paio di giorni dopo, capii che quel suo essere diverso non corrispondeva al mio. Io, il 15 Aprile, avevo fatto un passo avanti, lui 10 indietro. Ho odiato Roma. Da morire.

Passa un anno e mezzo e rimetto piede nella Capitale nell'Ottobre del 2015, con qualcun'altro, e lo faccio piena di paure, per colpa di quella vicenda. Io, ad oggi non ci vivrei a Roma: troppo caotica, nessun vero romano, come se non la sentissi totalmente autentica. Ma ci sarei voluta nascere ai suoi tempi d'oro. Ripenso a quei tre giorni, al quartiere monti di notte, al Colosseo, a quello che avrei potuto avere se avessi avuto vent'anni negli anni '80 in questa grande giostra. 

E amo Venditti. Le sue canzoni sono un magone alla gola ogni volta. Lui ha raccontato dei suoi amori, ma anche degli amori degli altri. Ha raccontato un spaccato che non è solo quello della grande metropoli, lui ha narrato le ordinarie eppur tanto singolari vite della periferia. Piero e Cinzia -per me- vengono da Ostia, e si sono conosciuti ancora adolescenti. L'uno il primo e forse unico amore dell'altro. Cinzia, dalla pelle leggermente scura, i lunghi capelli ricci e una gomma da masticare sempre in bocca; Piero, alto, con i capelli molto lunghi, ma che non ascoltava solo musica reggae. Piero e Cinzia trascorrevano i pomeriggi fuori casa, perché voglia di studiare non ce n'era. Lui andava a prenderla col suo motorino bianco, e la portava prima sul lungo mare, poi da lì si spostavano nelle stradine interne, sempre nella loro "zona", e si sedevano su un basso muretto bevendo una coca cola o una birra e fumando una sigaretta. Questi sono Piero e Cinzia. Solo ora mi è venuto un dubbio. Chissà se sono rimasti insieme dopo il matrimonio veloce e il figlio inaspettato. Eppure non me l'immagino insieme, e neanche con un figlio. E' che non me li immagino adulti. Forse sono cresciuti, probabilmente hanno tre figli, forse si amano ancora, o stanno insieme perché è così che funziona: "finché morte non ci separi", tutto si supera insieme. O probabilmente Cinzia ha perso il suo bambino, e nel tempo, ha smesso di amare Piero, perché era diventato insopportabile, ed ora lei è impiegata in uno studio medico, e lui lavora in un supermercato. O forse ancora, ed è quello che tendo a credere, Piero e Cinzia non sono mai diventati adulti, sono solo rimasti eternamente su quel muretto a fumarsi una sigaretta, amandosi nelle loro giornate vuote e piene. 

Io, Venditti lo odio. "Lilly", "Piero e Cinzia", appartengono all'Aprile di Frida. "Grazie Roma" è di Ottobre. "Che Tesoro che sei" è di questo Aprile. "Ci vorrebbe un amico" appartiene ad un lontanissimo capodanno dei primi anni '90, avrò avuto tre o forse quattro anni, e questa è la mazzata in fronte peggiore. Ecco perché lo odio.

Cosa c'entrano Aprile, Roma e Venditti? Me ne rendo conto solo ora. Non riesco a provare un solo ed unico coerente sentimento per Aprile, Roma, e Venditti. Io li amo, e li odio anche.



Ma in questo momento, ho un senso strano di quiete. Riesco ad ascoltare "Piero e Cinzia" senza ricordarmi troppo di quanto e come ho sofferto due anni fa. Da un lato meglio così, perché sono andata avanti, e purtroppo (o per mia fortuna) c'è molto altro, altre canzoni da esorcizzare. Dall'altro...dall'altro niente.



Dai, Wolf, torna a casa!

venerdì 18 marzo 2016

LA SUA DONNA



Caino e la sua Donna. Come se la sua donna fosse una qualunque o -peggio- nessuno. E invece no, non è una qualunque. Lei è Ada. Nessuno parla mai di Lei. Io la invidio un po' Ada, perché è bella anche nella sua brutale verità. La invidio perché è forte, più di quanto si possa credere. La invidio perché ha un cuore immenso e ricolmo d'instancabile amore. Essere Ada non è facile. Lei ha sacrificato tutta se stessa in nome di qualcosa di veramente folle. Ha accettato la morte di un fratello, l'abbandono dei propri genitori, si è fatta carico delle colpe di suo marito. Ci vuole proprio coraggio ad essere Ada. Ma Lei ha qualcosa di molto prezioso, che io non ho. Lei ha i suoi occhi disperati, i suoi occhi innamorati di un amore senza confini; ha le sue braccia forti che riescono a trattenerti, eppure allo stesso tempo tanto cortesi da non arrecarti danno alcuno. Lei ha la sua bocca pulita, dischiusa quasi a proferir pacatamente parole frenetiche per calmare la rabbia, la vergogna, il pentimento e l'angoscia del suo uomo, che si è macchiato del più atroce delitto. Ma Lei resta lì, piccola e rotondetta, in tutta la sua naturale bellezza nell'attesa di un cenno, dell'approvazione a restare insieme, finché morte non li separi. "E tu perché rimani? Non hai paura di dimorare con uno che ha fatto questo?". Ed ecco subito Ada "Parlami! Parla a me, colei che è tutta tua...Io non ho paura di nulla, eccetto che di lasciarti, anche se provo timore per il gesto che ti ha reso orfano di fratello. Però non devo parlare di questo. E' una questione tra te e Dio".

Io, purtroppo, ho imparato a bastare a me stessa. Per questo sento che nessuno è indispensabile. Provo amore, ma questo è un sentimento diverso. Io vorrei amare come Ada ama il suo Caino, o come Frida ama il suo Diego. Sentirmi travolta, disperata, nervosa. Forse mi accade, ma è istantaneo, neanche il tempo di rendermene conto. Ma forse questo non è amore. O forse non è un amore più forte o più sincero di un altro che può procedere con la serenità che è sempre una spasimante attesa. Quasi mi capita come dice Malika Ayane "E’ un inverno che va via da noi, allora come spieghi questa maledetta nostalgia di tremare come foglie" e ancora "D’estate muoio un po’, e aspetto che ritorni l’illusione di un’estate che non so quando arriva e quando parte".
E l'arte, in questo, non mi aiuta. Non voglio dire di essere 'intelligente' o 'acculturata'. Ma l'arte è un potentissimo mezzo di elaborazione mentale, specie se sai di non stare troppo bene con la testa, specie se conosci i tuoi punti deboli. L'arte di scuote, e allora ti fa pensare. E tutto quello che di bello ho visto nella mia vita, ad un tratto, di fronte ad un dipinto, ad una scultura, una nota o una scena cinematografica, mi diventa miserabilmente insignificante. Io, di fronte ad Ada, mi sento insignificante.


Caino e la sua donna - Giovan Battista Amendola (1882-1883)







sabato 21 novembre 2015

Il Potere dell'Arte



Ci sono riuscita. Ho toccato di nuovo l'universo, e l'ho fatto con delicatezza...con la punta delle dita. Ho quasi sfiorato il vuoto del buio, ancora una volta. Erano carezze nere ma leggere e regolari, incoscienti eppure coraggiose. Senza timore ma con rispetto. Nessuna esitazione, solo poche istintive considerazioni. E mi sono persa nei cieli notturni e negli oceani profondi. Credevo che non sarebbe accaduto di nuovo. Era lontano il tempo in cui "per caso" cercavo e mi ritrovavo... e poi ancora "per caso" ascoltavo, mi fermavo, "sentivo".
Tutto si è fatto confuso e chiaro allo stesso tempo dentro di me. 

Questo fa sentire potenti senza aver nulla di tangibile tra le mani.

Questo è il potere dell'arte.
In ogni senso, in ogni forma.

0:43 - 4:58
                                                                    

Era da un bel po' che non scrivevo. Chissà perché. A dire il vero non so proprio il perché. Forse mi mancava questo. Un colpo al cuore che mi spingesse a raccontarmi ancora una volta.